Quando un bambino non cresce in modo armonico o cresce meno in riferimento ai compagni di classe, le preoccupazioni dei genitori diventano spesso enormi.
Le questioni da discutere col proprio medico di famiglia sono quelle relative a possibili deficit ormonali, a caratteristiche di tipo genetico che vanno approfondite e a forme di malassorbimento grave come la celiachia.
Mentre è giusto valutare sempre anche questi tre aspetti, è bene ricordare che una delle cause più frequenti del ritardo di crescita è la difficoltà di assorbimento intestinale di alcuni alimenti, come nel caso di sensibilità al glutine non celiaca (NCGS).
Un alterazione dell’assorbimento può essere causata anche dalla diffusa infiammazione da cibo, che gli alimenti possono dare a livello intestinale e che modifica la utilizzazione di sostanze indispensabili come i minerali (zinco, rame, manganese, magnesio, cromo, ferro) e le vitamine, in particolare la vitamina D3.
Oggi molti bambini soffrono di specifiche allergie alimentari (fino al 5% della popolazione, secondo una importante ricerca effettuata in Gran Bretagna) e fino a 6 volte di più manifestano segni di reazione alimentare non allergica, le cosiddette reazioni da cibo “Non IgE mediate” in cui cioè sono dominanti i fenomeni di infiammazione (come appunto detto per l’infiammazione da cibo) e non quelli specificamente allergici (legati alle IgE).
Proprio in riferimento alla possibile interferenza di alcune carenze nutritive che condizionino la mancata crescita, una ricerca pubblicata nel luglio del 2016 da un gruppo di ricercatori britannici, brasiliani, spagnoli e libanesi e pubblicata su Clinical and Translational Allergy ha consentito di precisare che nel caso di reazioni ad alimenti che non siano le classiche reazioni allergiche, una dieta correttamente impostata, anche se limita la introduzione di alcuni alimenti importanti come il latte, il glutine, la soia o le uova, porta invece a favorire l’accrescimento e lo sviluppo del bambino.
Queste ricerche erano però definite in relazione a delle vere e proprie allergie alimentari mediate dalle immunoglobuline di tipo E, mentre i fenomeni molto più diffusi sono quelli legati alla infiammazione da cibo che non è allergica ma appunto, solo infiammatoria, e le citochine infiammatorie oggi si possono misurare e conoscere.
Nel caso invece di reazioni “non di tipo allergico”, ma legate alla infiammazione da cibo, legate cioè alla possibile presenza di immunoglobuline di tipo G, o comunque a reazioni non mediate da anticorpi, quanto scritto dai ricercatori britannici (qui la versione integrale dell’articolo) ha documentato che finalmente, una volta risolta la parte infiammatoria intestinale, i bambini o i ragazzi migliorano già da subito, cioè nel giro di quattro o otto settimane, i loro parametri di altezza e di peso.
Significa che la varietà alimentare e il controllo di alcuni alimenti, se sono ben controbilanciati da specifici integratori o da scelte nutrizionali adeguate che mantengano ad un livello corretto l’assunzione di proteine, di minerali e di vitamine, portano alla riduzione delle citochine infiammatorie e al miglioramento degli indici di crescita di qualsiasi persona.
Se per il bambino o per il ragazzo questo si trasforma in una crescita in altezza, per l’adulto questo può diventare uno stimolo alla crescita muscolare, alla perdita di massa grassa, e alla ridefinizione dei propri parametri metabolici.
L’alimentazione quindi continua ad esprimere nuovi valori. I segnali indotti dal cibo sono sempre più importanti perché possono determinare nell’organismo evoluzioni e modifiche che determinano sia il controllo di malattie e disturbi, sia il mantenimento dello stato di benessere.
Nutrirsi bene, nel rispetto del proprio profilo alimentare e controllando le citochine infiammatorie indotte dal cibo diventa uno strumento di benessere adatto a tutti non solo per il controllo di patologie importanti come alcune malattie autoimmuni o l’artrite ma anche per disturbi frequenti come la colite, l’emicrania e la stanchezza immotivata.
fonte:eurosalus